La devozione a S. Giuseppe
Il 23 gennaio, prima della riforma del Calendario liturgico, la Chiesa cattolica festeggiava lo Sposalizio della b. Vergine Maria e S. Giuseppe. La devozione al Santo, Patrono delle Cappuccine di Loano, la ricorda la stessa beata Madre Rubatto in un biglietto destinato ad un Padre cappuccino: «In relazione di quanto mi scrisse per la festa da stabilirsi nella nostra cappella di Loano ad onor di S. Giuseppe, mi permetto di notificare alla S.V. che, essendo codesta Casa la culla dell’Istituto, il quale ebbe principio il giorno sacro al suo sposalizio, abbiamo stabilito di festeggiare [l’inaugurazione della statua del Santo] in tal giorno 23 corrente». (MFR Lett. 608).
Come incipit ad ogni scritto inoltre, la Madre Fondatrice, usava anteporre l’acronimo V.G.M.G.F. ovvero: «Viva Gesù, Maria, [san] Giuseppe e [san] Francesco [d’Assisi]!».
Molte case ed opere sono state dedicate a san Giuseppe, al cui nome è affiancato il titolo “della Provvidenza”: la Casa e il Collegio di Belveder di Montevideo (UR), la missione di Alto Alegre nel Maranhão (BR), le Case di Oneglia, Pontedecimo e Pietra ligure nonchè l’Orfanatrofio di Genova. Fedeli alla tradizione più antica dell’Istituto legata alla Fondatrice, le Cappuccine continueranno a destinare ad ogni Casa una statua del Santo, memoria di un desiderio rimasto scritto su una lettera di Madre Rubatto: «Vi prego ancora di mandare una statua di San Giuseppe dell’altezza di 50 o 60 cm., che sia di quelle belle, da spendere anche 25 o 30 franchi» (MFR Lett. 832).
Dalle Lettere di Madre Francesca Rubatto (ed. Genova, 1995)
Si vede proprio che S. Giuseppe della Provvidenza già si prende cura di noi, sul bel principio del viaggio [verso la Missione cappuccina di Alto Alegre, in Brasile, intitolata “São José da Providencia”]; poiché eccettuato il primo giorno, in cui abbiamo sofferto tutte un poco, gli altri giorni li abbiamo passati benissimo, tanto che, se seguitasse così fino al termine del viaggio, potremmo contarla come una grazia segnalatissima del nostro caro S. Giuseppe. (MFR Lett. 79).
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Per carità vi prego ogni volta che andate in cappella, di dire una parola per me a quel caro San Giuseppe al quale voglio tanto bene. Spero che lo pregherete anche voialtre. (MFR Lett. 120)
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Al ricevere della presente fino al giorno del Capitolo, raccomandiamo alle suore di pregare il Signore, la Beata Vergine Immacolata, il Nostro Serafico Padre S. Francesco, la nostra Madre S. Veronica, per il buon esito del Capitolo stesso, acciocché Iddio ci conceda buone Superiore pel bene dell’amatissima nostra Congregazione. A tal fine ordiniamo a tutte le nostre case, di recitare ogni giorno il Veni Creator e tre Salve Regina e un Pater, Ave e Gloria a San Giuseppe. (MFR Lett. 122)
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A voi, mie care [Novizie], che or ora vestiste del divise del Serafino d’Assisi, rammento che se non acquisterete virtù nel tempo di vostro Noviziato dopo sarà difficile chiederla e ottenerla da Dio. State attente, non vi sgomentate nelle prove dal Cielo destinatevi, chiedete consiglio ed istruzioni al vostro Direttore e Superiora, sottomesse alla Madre maestra; non vi stancate di cercare lume e aiuto al Cielo, fate speciali preghiere a Maria SS.ma, al protettor nostro S. Giuseppe ed al Patriarca S. Francesco. (MFR Lett. 184)
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Mia sorella mi mandò una bella statua di San Giuseppe da Torino, che starà egregiamente bene nella nicchia preparatale [a Loano] e la settimana entrante la faremo benedire colla maggior solennità e dirò a queste Suore che gli chiedano anche qualche grazia pel Signor Cesare, e specialmente quella che più desidera, e San Giuseppe gliele concederà più volentieri di farsi santo nascostamente. (MFR Lett. 471)
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Se dovessi proseguire per Rosario senza vedervi, oh, quanto mi sarebbe doloroso!.. Certo farò il viaggio con un po’ di pena non essendo certa dell’entrata…Fate pregare tanto San Giuseppe e Sant’Antonio. Se loro vogliono possono tutto. (MFR Lett. 780)
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Dunque, cara figlia, fate le cose bene, sempre unita con Gesù, con Maria nostra Madre e con San Giuseppe, San Francesco e Santa Veronica. (MFR Lett. 827)
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Ho ricevuto un biglietto del Rev.do Sig. Parroco, d’invito per l’apertura che si farà del Collegio, il giorno di S. Giuseppe. (MFR Lett. 864)
DALLE TESTIMONIANZE DEL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE
Sappiamo che “aveva una speciale devozione per S. Giuseppe” (Summ. § 79), ed “alla S. Croce, alla passione di N.S., al S. Cuore, alla Vergine, a S. Giuseppe ed ai Santi dell’Ordine” (Summ. § 400).
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Conferma suor Maria Gaetana di S. Biagio, dicendo: “Le speciali devozioni che notavamo in lei erano quelle al SS.mo Sacramento, alla SS.ma Vergine Immacolata ed a S. Giuseppe…” (Summ. § 16).
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La sua speranza era grande: aveva una gran fiducia nella Provvidenza e per questo dedicò la casa di Belveder a S. Giuseppe della Provvidenza. (p. 95)
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[§ 79] Aveva una speciale devozione per S. Giuseppe. Son convinto che tutta la sua opera di apostolato fu mossa dal sentimento di propagare la fede. (p. 108)
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[§ 158] Aggiungo che nelle fondazioni metteva un medaglietta di S. Giuseppe dicendo: “qui voglio una casa”; e la casa si faceva. (p. 131)
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[§ 329] Ricordo di aver sentita una volta la signora Elice Maria a lamentarsi colla Madre che accettava troppe postulanti, perché essa voleva una casa sola in Loano. La Madre si manteneva sempre serena e quando vedeva qualcheduna di noi più afflitta per questo essa diceva: “La Provvidenza di Dio è grande, il Signore ci aiuterà, state buone, pregate il Signore, la Madonna e S. Giuseppe”. (p. 192)
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[§ 369] Aveva una speciale devozione alla Madonna e a S. Giuseppe a cui dedicò la Casa Madre. Nella casa di Genova vi era una statua di S. Giuseppe, e quando aveva bisogno di qualche cosa scriveva una lettera che deponeva nelle mani del Santo. (p. 202)
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[§ 400] Aveva una speciale devozione alla S. Croce, alla Passione di N. Signore, al S. Cuore, alla SS.ma Vergine, a S. Giuseppe e ai Santi dell’Ordine. (p. 213)
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[§ 402] L’amore del prossimo fu la caratteristica della sua vita e mi pare che tutto ciò che dice l’interrogatorio lo praticasse in modo perfetto. Ricordo che quando andava ad assistere gli ammalati, quando si trattava di qualche vecchio ci diceva: “Immaginate di assistere S. Giuseppe” e così se si trattava di donne: “Figuratevi di assistere la Madonna”, e se era un giovane di assistere, un santo e via discorrendo. (p. 214)
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[§ 430] Era inoltre devota della SS.ma Vergine, [a cui] recitava il Rosario quotidianamente, del Sacro Cuore, di S. Giuseppe e del Serafico Patriarca S. Francesco. (p. 223)
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[§ 519] A viva voce, come nelle lettere ci raccomandava la preghiera e con frasi spirituali ci invitava ad elevarci a Dio. Aveva speciale devozione alla SS.ma Vergine che onorava colla recita quotidiana del S. Rosario e della Corona Francescana, come ancora attualmente si pratica in Congregazione. Era inoltre devota della Passione del Signore e tutti i giorni praticava l’esercizio della Via Crucis. Era anche tanto devota del Patriarca S. Giuseppe. (p. 251)
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[§ 562] Inculcava l’amor di Dio alle sue consorelle. Ci diceva: “nell’assistenza agli ammalati le vecchie sono S. Anna, le giovani sono la Madonna, gli uomini S. Giuseppe” e ciò per inculcarci di vedere in essi nostro Signore e di fare questa assistenza per amor di Dio. (p. 266)
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[§ 654] Aveva grande devozione al Patriarca S. Giuseppe al quale dedicò la Cappella della Casa-madre di Loano. Accolse con grande gioia la statua di S. Giuseppe, ora in venerazione nella Cappella, regalatale spontaneamente da un Monsignore di Torino. (p. 300)
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[§ 683] Praticava le principali devozioni proprie dei religiosi, ma aveva una speciale devozione alla Vergine Immacolata e al Patriarca S. Giuseppe. (p. 309)
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[§ 724] La Serva di Dio viveva di fede e ne dava a tutte l’esempio. Nella preghiera si rivolgeva con piena fiducia a Dio e ai santi, in modo speciale a San Giuseppe, e lo faceva con tale trasporto come se parlasse ad un vivente (…) Aveva una speciale devozione a S. Giuseppe al quale ricorreva specialmente per i bisogni della casa e a lui dedicò la Cappella della Casa-madre di Loano. (p. 324)
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[§ 727] Confidava sempre nell’aiuto di Dio e nell’intercessione dei santi e specialmente di San Giuseppe, sotto la cui statua poneva dei biglietti sui quali domandava per iscritto le grazie di cui aveva bisogno la Congregazione. Nei momenti di strettezze economiche ci faceva pregare e ci diceva: “Confidiamo in Dio! San Giuseppe che sulla terra pensava al Bambino Gesù penserà anche a noi”. A tempo opportuno giungevano i soccorsi tanto desiderati. (p. 325)
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[§ 746] Ebbe spirito di fede viva che dimostrava specialmente nella preghiera: devotissima del SS.mo Sacramento, della Madonna e di S. Giuseppe, cercava di infondere anche nelle sue consorelle questo spirito di fede. (p. 330)
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[§ 764] Nelle strettezze economiche in cui versava nei primi tempi la Congregazione essa confidava unicamente in Dio. Ricordo che a Loano una volta non avevamo a pranzo che brodo di cavolo e qualche pezzetto di galletta, che ci era stata regalata. Nonostante questo eravamo tutte contente ed essa diceva: «Non ho altro da darvi, ma confidiamo in Dio», e ci faceva recitare la corona della Divina Provvidenza che aveva imparata al Cottolengo. Ad un tratto si sente bussare alla porta e recatami per comando della Madre a vedere chi c’era, un ricco signore si presentava con una busta incaricandomi di consegnarla alla Madre, e ricusando di fermarsi, si congedò lasciandomi nelle mani la busta che consegnai subito all’intestataria. La Madre l’aperse: conteneva mille lire e proruppe in questa esclamazione: «Oh! S. Giuseppe vi ringrazio!». Nello stesso giorno una donna di Ceriale portava un bottiglione contenente dieci litri d’olio. (p. 330)
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[§ 787] Le sue divozioni principali erano il SS.mo Sacramento, che visitava di spesso, e raccomandava a noi di fare almeno cinque visite al giorno al Santissimo Sacramento; la Madonna, che chiamava la «Purissima» e voleva che al sabato si facesse tutti un ossequio alla Madonna; per i suoi bisogni speciali e particolari e della comunità ricorreva a S. Giuseppe. Nella Casa-madre aveva dedicata la cappella a S. Giuseppe. E quando avvenne il massacro delle nostre Suore di Alto Allegre, essa che si trovava nella casa di Genova non sapeva i particolari legò una piccola matita al braccio di S. Giuseppe perché facesse arrivare notizie delle Suore e difatti dopo poco tempo giunsero notizie del massacro delle Suore e tuttora si vede questa piccola matita ancora attaccata al braccio della detta statua. La fede viva la riempiva del vero spirito religioso e lo trasfondeva nelle sue Consorelle. (p. 345)
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[§ 944] So che agiva con prudenza nelle decisioni importanti e pregava moltissimo: io l’ho vista, più d’una volta, entrando in cappella, mentre ella stava davanti al tabernacolo con le mani alzate. Quando occorreva qualche grazia particolare ci faceva andare a pregare presso una statua di S. Giuseppe (nell’ingresso della Casa), e ottenuta la grazia ci faceva andare a ringraziare per la grazia ricevuta. (p. 416)
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[§ 956] Zelava la preghiera e l’inculcava in particolare per i defunti e specialmente per i sacerdoti defunti: così dovevamo recitare il rosario ogni giorno per loro. Ogni De profundis che recitiamo per i nostri morti, ne aggiungiamo uno per i sacerdoti. Voleva e praticava la devozione a S. Giuseppe, in particolare per ottenere la buona morte dei moribondi. (p. 423)
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[§ 1019] Non mi risulta alcuna cosa che sia ingiustizia in qualche modo. La Madre faceva fare la novena a S. Giuseppe con la processione delle Suore da cima di casa fino in portineria per ottenere i mezzi onde pagare la casa: il che significa che si preoccupava di pagare il dovuto. (p. 455)
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(Proc. fol. 102) “Quando andate a visitare i malati”, soleva dire alle sue religiose, “ricordatevi che se è un bambino state assistendo il Bambino Gesù; se è una giovane è la Vergine Ss.ma, se è un vecchio è San Giuseppe, e se è una vecchia è S. Anna”. (p. 486)
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(dal Regolamento quotidiano delle Terziarie Cappuccine di Loano dell’11 gennaio 1885)
(…) Alle sette a cena facendo la lettura come a pranzo (…) e ripulite le stoviglie si va tosto in ricreazione per mezz’ora, indi in cappella a dire il Rosario, le litanie, l’Ave Maris stella coll’orazione della B. V. il De Profundis, e fatto un breve esame di coscienza, si recitano tre Pater, Ave e giaculatorie a S. Giuseppe per tutti coloro che si trovano in quell’ora al terribile punto dell’agonia. (p. 497)